Ricevi le ultime news!Le invieremo al tuo indirizzo di posta elettronica Dsa e VideogiochiConsigli di sopravvivenza Questo titolo lascia sorpresi, lo ammetto. Qualsiasi genitore potrebbe dire: “Ma come? Combatto ogni giorno per togliergli quel
cellulare oppure quel joystick dalle mani e adesso mi vieni a dire che fa bene?!” Sì, ma non sempre. Nel caso della dislessia sappiamo che è compromessa la capacità visuospaziale, ossia
l’abilità ad estrarre da un contesto complesso le informazioni rilevanti, eliminando
quelle irrilevanti. Si sviluppa intorno ai due anni ed è valutabile con semplici test. “Ok, e quindi che c’entrano i videogiochi?” C’entrano perché tramite determinati software - insieme ad una diagnosi prescolare - è
possibile migliorare questa capacità. L’hanno scoperto il Dott. Andrea Facoetti e i suoi
collaboratori dell’Università di Padova: chi legge male ha problemi anche nell’area
visiva del cervello. Ecco perché è importante il movimento, perché permette di vedere le
varie lettere come una parola, e più parole come un’unica frase. Permette quindi una
lettura più efficiente e perciò più veloce, ma sappiamo che la dislessia compromette
proprio la velocità di lettura a causa della scarsa abilità di codifica dello scritto.
Utilizzando quindi i videogiochi di movimento (ovviamente non violenti) quali, ad
esempio, il famosissimo Nintendo Wii Sport o un qualsiasi altro action videogame, sarà
possibile incrementare questa capacità nei bambini. Il Dott. Facoetti e il suo team stanno
tuttora lavorando alla progettazione di videogiochi specifici che, resi adatti per un
pubblico dai quattro ai cinque anni, potrebbero prevenire la dislessia. “Questo, perché il soggetto che gioca a un action videogame non può prevedere da dove
arrivino questi stimoli; il bambino deve colpire bersagli in movimento, coordinando
molto velocemente la percezione con l’azione. E un altro vantaggio cruciale è dato dalla
possibilità di fare prevenzione; non dobbiamo più aspettare che il bambino impari a
leggere per poter iniziare a lavorare su un potenziale disturbo che potrebbe sviluppare.
Inoltre, vi è stato anche un alto livello motivazionale da parte dei bambini, che tendono
invece a scoraggiarsi nei trattamenti tradizionali basati sull''allenamento alla lettura.
Un altro punto di forza di questa tipologia di trattamento è il fatto che esso non mette il
bambino di fronte al proprio disturbo.” E non parliamo solo di visuospazio ma anche di memoria di lavoro, ossia della capacità
di mantenere a mente più informazioni possibili per elaborarle (un esempio concreto è il
saper ricordare un numero di telefono a memoria per poterlo scrivere su un foglietto di
carta dopo 30 secondi – esatto, nessuno di noi oggi ci riesce più, e la situazione è
peggiore per i dislessici). Anche questa capacità è migliorabile con alcuni giochi
informatici di brain training, e non ve lo dico perché sono un appassionato di Nintendo,
ma perché lo sostiene il Prof. Stella, fondatore dell’AID (Associazione Italiana
Dislessia).
“Carina questa cosa dei videogiochi, ma non posso mica permettere che mia figlia si
alieni dalla realtà per migliorare la sua capacità visuospaziale!”
Certamente. Come in ogni cosa, è necessario equilibrio, e in questo caso i videogiochi
non sono che uno dei tanti strumenti. Anche con lo sport è possibile aumentare la
capacità visuospaziale, naturalmente.
Per concludere, quello che ci tengo a sottolineare, a prescindere dai videogiochi, è
l’importanza della relazione: non lasciate i vostri figli da soli con videogames, brain
training, sport, e app varie. Quello di cui hanno primariamente bisogno – oltre a tutto ciò
che ho elencato – è del vostro sostegno e della vostra presenza. ''Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la
persona che ci ha amato non c''è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle''.
- J.K. Rowling E ciò vale anche per il bambino con DSA che si troverà ad affrontare un mondo che
attualmente punta molto sulla performance e sull’apparenza, sul voto e non sul processo,
sulla meta e non sul percorso.
Quando ti senti incapace rispetto agli altri, non c’è strumento compensativo che
compensi come il sostegno dei propri genitori.
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